CATANIA - Ieri (13 marzo 2025) Si è tenuto presso l´Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria dell´Università di Catania un convegno dedicato alla copertura assicurativa dei danni causati da catastrofi naturali.
L´evento, organizzato dal Centro Studi e Documentazione sui Rischi, presieduto del Dottor Antonio Pogliese, ha riunito esperti accademici del settore, rappresentanti istituzionali e professionisti del mondo assicurativo per discutere le sfide attuali e future in questo ambito. Presente anche l´ex Ministro della Repubblica, il giurista Salvo Andò.
Durante il convegno, Salvo Cocina, Direttore Generale della Protezione Civile, ha presentato una relazione sulla stima dei danni da catastrofi naturali in Sicilia.
Ha evidenziato che negli ultimi 20 anni i danni annuali medi provocati da alluvioni e frane sono stimati intorno ai 20-60 milioni di euro. A questi si aggiungono le perdite annuali causate dagli incendi e dalla siccità pervenendo a una stima complessiva di danni medi di circa 150 milioni di euro all´anno. Inoltre, se si somma anche la stima dei danni provocati da terremoti, come desunti dai dati storici, pari a circa 150 milioni di euro all´anno, si perviene alla cifra di circa 300 milioni annui.
La Sicilia pesa così circa il 10-20% sul dato stimato nazionale.
Cosi lo stanziamento del fondo nazionale risulterebbe sempre insufficiente.
In tal senso, Cocina si è detto favorevole alla nuova normativa che prevede l’obbligo delle assicurazioni per tutte le attività produttive pena il mancato accesso ai contributi pubblici. Agricoltura esclusa.
Cocina accenna inoltre al nuovo fondo europeo Restore, che è una novità, che consente l´uso di fondi strutturali europei per il risarcimento dei danni calamitosi.
Questo nuovo assetto normativo consente un passo significativo verso una maggiore efficacia nella fase di rientro nell’ordinario post emergenza.
Il Direttore ha anche suggerito di iniziare a prendere consapevolezza del fatto che esistono rischi inevitabili e endemici derivanti dall´antropizzazione eccessiva del nostro territorio sin dagli anni ‘50 del secolo scorso: strade, piazzali, edifici. Strutture che hanno decuplicato la cementificazione del territorio con strutture che non erano presenti, per esempio, nella zona industriale di Catania, naturalmente soggetta a frequenti allagamenti e esondazioni. Questi rischi non possono essere evitati e richiedono una riflessione approfondita sull’opportunità di finanziare la riparazione ovvero ricostruzione di opere e manufatti che ciclicamente vengono colpiti perché esposti a rischi inevitabili.
Cocina ha infatti segnalato che ci sono urbanizzazioni in zone a rischio, come nelle piane alluvionali o negli alvei secchi dei torrenti o in aree a rischio sismico dove i piani di protezione civile prevedono già eventi di allagamento o terremoti, con case e strutture che dovrebbero essere delocalizzate.
Questa consapevolezza, assente in passato, deve ora essere comunicata e compresa nell´ottica della delocalizzazione, ponendo le basi per una vera "prevenzione" nell´ambito della protezione civile.